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sabato 19 febbraio 2011

FILOSOFIA DA MARCIAPIEDE IN VOLGARE ITALIANO.

FILOSOFIA DA MARCIAPIEDE IN VOLGARE ITALIANO.




non mi appaga l'amore

non mi tranquillizza l'alba,

nè tantomeno la certezza del tramonto.

non mi addomestica l'asfalto
nè mi gratifica la vittoria,
conoscere è ipotizzare il mondo,
ignorare è negare l'evidenza.

una sega mi avvicina a dio
più di qualsiasi confessione,
e non è blasfemia gratuita
cercare la verità nel seme,

scandalizzare mi intristisce
almeno quanto le mie mediocrità,

la sessualità è un palliativo,
un farmaco generico
contro il rincoglionimento,

l'amore stesso, è la droga
da contrapporre all'estinsione,
sintetico come
certi potenti
anestetici per cavalli,

tutto ho
e tutto mi manca.

il delirio della mia generazione
è più profondo di un secchiello
gelido pieno di champagne.

inquieti come i grandi poeti
tutti senza spiccicare una parola
ci infiliamo nei corsi
pieni di bisogni surrogati,

ci anestetizziamo,
e ci copriamo di merda
pur di non misurarci
con lo specchio,

l'atrocità è dietro l'angolo
sottile come un ago
e noi avanti alla curva della morte
ci poniamo sempre la domanda sbagliata.

l'imperativo è la distrazione,
metabolizzare l'illusione,
passare il tempo
che di una morte
dovremo pur morire tutti,
così ci zavorriamo a questa verità
per non pensare in grande,
per scongiurare la follia.

altri appartengono alla razza degli immortali
e spesso hanno vissuto male,
morti prematuri maledicendo
iddio, se stessi et lo mondo intiero,

in mezzo alla selva degli errori,
hanno raschiato il fondo dell'esistenza
e sudici hanno sollevato un grido
inutile come la parola,

la più potente delle voci
si è smarrita da qualche parte
dietro al sole.
amen.

comprendere il disarmo,
sentirsi inutile
al centro dell'universo,
voler essere niente,
è il primo passo verso
la coscienza...

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