FILOSOFIA DA MARCIAPIEDE IN VOLGARE ITALIANO.
non mi appaga l'amore
non mi tranquillizza l'alba,
nè tantomeno la certezza del tramonto.
non mi addomestica l'asfalto
nè mi gratifica la vittoria,
conoscere è ipotizzare il mondo,
ignorare è negare l'evidenza.
una sega mi avvicina a dio
più di qualsiasi confessione,
e non è blasfemia gratuita
cercare la verità nel seme,
scandalizzare mi intristisce
almeno quanto le mie mediocrità,
la sessualità è un palliativo,
un farmaco generico
contro il rincoglionimento,
l'amore stesso, è la droga
da contrapporre all'estinsione,
sintetico come
certi potenti
anestetici per cavalli,
tutto ho
e tutto mi manca.
il delirio della mia generazione
è più profondo di un secchiello
gelido pieno di champagne.
inquieti come i grandi poeti
tutti senza spiccicare una parola
ci infiliamo nei corsi
pieni di bisogni surrogati,
ci anestetizziamo,
e ci copriamo di merda
pur di non misurarci
con lo specchio,
l'atrocità è dietro l'angolo
sottile come un ago
e noi avanti alla curva della morte
ci poniamo sempre la domanda sbagliata.
l'imperativo è la distrazione,
metabolizzare l'illusione,
passare il tempo
che di una morte
dovremo pur morire tutti,
così ci zavorriamo a questa verità
per non pensare in grande,
per scongiurare la follia.
altri appartengono alla razza degli immortali
e spesso hanno vissuto male,
morti prematuri maledicendo
iddio, se stessi et lo mondo intiero,
in mezzo alla selva degli errori,
hanno raschiato il fondo dell'esistenza
e sudici hanno sollevato un grido
inutile come la parola,
la più potente delle voci
si è smarrita da qualche parte
dietro al sole.
amen.
comprendere il disarmo,
sentirsi inutile
al centro dell'universo,
voler essere niente,
è il primo passo verso
la coscienza...
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