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mercoledì 30 marzo 2011

Stanze

Ci sono stanze d'albergo
che cantano tristi canzoni,
nascono nelle penombre acriliche
dei tessuti a basso costo,
per  diventare,col tempo,
una languida sfumatura di giallo,
come l'odore del fritto,inarrestabile,
ricopre d'olio qualsiasi idea di cielo.

In camera mia
troverete sempre una finestra aperta,
non correrò il rischio
di lasciare  il mio sguardo
rimbalzare come una mosca,
tra queste quattro mura,
all'infinito.

lunedì 28 marzo 2011

Oasi


Oasi

un tempo,
quando ero innamorato
scrivevo lunghe terrificanti
posie di solutudine,
adesso,nessun terrore
abiterebbe la mia solitudine,
ma la certezza del deserto
che vive oltre il deserto,
distende la mia vita come un manto,
ed ogni incontro
placa la mia sete come un'oasi,
ho la certezza intima del futuro
domani sarò di nuovo in viaggio.

Verde,niente a che vedere con la speranza.

Ho strappato di ruggine
i miei jeans nuovi,
è stato il ferro pesante
d’un pensiero di morte
precipitato al sole.

Non c’è pace,
il bianco dei miei jeans
ha uno squarcio rosso,
e tutti gli altri, intorno,
a fare festa in mezzo al prato,
che acceso di verde e di Marzo
pare inscenare distratto
la danza del mare
della dimenticanza.

tutto poi si tinge di verde,
come i miei occhi alla luce del sole
s’accendono,
così si adegua tutto il resto alla natura,
cascasse il mondo,
domani aspetteremo ancora
il filo d’erba e il sole.

Euforico un brindisi 
avrà il sapore del ferro
e nessuno più ne capirà
il motivo,nemmeno io.

Soltanto verde e sole intorno,
per la seconda volta le radiazioni
ci renderanno ciechi.

Che nessuno brindi, poi,
senza guardarmi negli occhi.


Di Michele Cristiano Aulicino o se preferisci Bibappa Lula.

giovedì 24 marzo 2011

Da molto vicino.

Da molto vicino.
Da molto vicino
ho visto le tue ciglia
mal sopportare il vento,
ho bevuto le tue lacrime
prima ancora  che mi bevessi seme,
ho creduto alla mia mano 
quando ti ha cercata nel sonno,
tutto così si perde alle parole.
scrivere è partire verso terre lontane,
ciò che scrivo si allontana dalle mie labbra
almeno quanto la tua bocca,
scrivere è amare
parlare è dimenticare.
Prima o poi tutto si allontana,
nella migliore delle ipotesi,
paradossalmente,
sarà la morte a sorprenderci,
a renderci immortali.

lunedì 21 marzo 2011

ASPETTA PRIMAVERA ...


sbocciano di neve i peschi di Mukushima
mutano radioattivi la primavera,
immersi per metà nel fango,

come tanti piccoli bonsai, le cime,rosa,
stentando la lingua cromatica della speranza.

qualcuno ha visto l'aurora appena prima dello schianto,
altri nella valle troppo distanti dai colli,
hanno aspettano sui tetti,

i quattro cavalieri del mare,sono arrivati tuonando,
brandivano spade di schiuma e nessuno scudo,
chè iddio, vigliacco, non teme l'offesa.

il rosso, in Africa, ha anticipato la stagione,
ma prima del geranio è sbocciato il fuoco,
seminava semi di piombo,innaffiava la terra di sangue.

Abbiamo visto tutto,o così ci è parso,
e chi non ha avuto gli occhi, a sud, ne ha sentito l'odore,
troppo vicini per non sentirne il pianto.

Alcuni di notte,si svegliano dal sonno, sentono decollare gli aerei,
il cherosene odora di morte,lascia posticcia una scia di terrore
diverso tempo dopo la calma del silenzio.

Cammino le strade dei primi soli di Marzo,con il cuore nero di petrolio,
fatico a gioire intimamente dei baci,e delle carezze,

ho cercato di distrarmi avanti al mare,ma era troppo presto per il bagno,
ogni cosa ha il suo tempo,mi ripeto come un manthra.

così, cammino le strade polverose della colpa,del peccato originale,
L'umanità è la legge del profitto,il migliore di noi ha radici lontane 
innestate nel sangue.

i miei passi hanno il suono del fucile,i miei gesti,
avidi, larghi, di conquista,mio malgrado, temono l' imminente recessione,

allora mi fermo un istante avanti al mare come se fosse l'universo,
sgrano gli occhi all'orizzonte,nudo,

mi lascio avvolgere dal vento caldo del deserto,
e aspetto che ritorni ancora Primavera.

Di Michele Cristiano Aulicino o se preferisci Bibappa Lula.

sabato 19 marzo 2011

la solitudine mi aggrazia il passo

la solitudine mi aggrazia il passo,
guadagno lo spazio senza contare il tempo,
la macchina è soltanto una stanza sull’asfalto.

la vita mi rigetta oltre la misura,
sogno, vivendo, la nostalgica melodia del ritorno,
ovunque mi trovi divento pensiero del pensiero,
la mia forma organica,poi,
mi tradisce come un crampo,
riporta il mio sguardo alla strada
e rossi si infiammano le luci degli stop
astigmatici,sfumano oltre la  pioggia
verticali come lance stagliate verso il cielo.

ritorno dalle terre del cuore vittorioso e vinto
ho sporcato le parole con il vino senza alcuna ebbrezza
in ogni bocca c’è un vuoto 
in ogni mano c’è un segno
in ogni nome un ricordo,

tutto si sversa all’infinito nella vita,
come un vuoto si infrange sopra  un altro  vuoto,
e questo vuoto riempie l’universo.

giovedì 10 marzo 2011

SITA


SITA



L' autobus che porta a napoli,parla la mia lingua.

Gli studenti fuoricorso leggono i giornali del mondo..

Le belle ragazze ,

buffe si difendono con smorfie sexy

troppo acerbe per essere credibili…

I più giovani spesso portano chitarre

e come me ,in un tempo futurista,

discutono di tecniche,bramano velocità…

C'è sempre uno sguardo più profondo,

Si perde anonimo al di là del finestrino,

Placido,non interroga nè regala sospiri…

Le cose belle cercano spazio,

Trovano solitudini.

martedì 8 marzo 2011

Possa la mia voce un giorno....

le mie prole
risiuoneranno un giorno
come questi tasti
suonano tra le ceramiche
del mio cesso.

la mia voce
si infrangerà,
con accento marcato
come musica
che sgorga metallica
da un vecchio
catodico,

parlerà delle mie cose
e delle vostre,
allevierà le mie pene
e le vostre,
come una brezza inaspettata
tra le crudeli  fiamme
dell'bitudine.

mi sorprenderò
un giorno
senza alcuna modestia,
e non sarò poi più contento
di adesso,
mentre siedo sul cesso
a dare aria ai pensieri.

possa la mia voce ascoltare
sempre il mio canto,
e poi un giorno
puro come una vecchia baldracca
spegnersi,
come il sorriso stretto
di chi ha dato tutto,
e preso, sempre,
senza aver mai dovuto chiedere.

mercoledì 2 marzo 2011

Gli amici che si sposano. ( per M.&T)

gli amici che si sposano
sono  azzurri che si incontrano,
 desideri
che si fanno aria,
è la semina matura
 che si fa strada.
La promessa
vale almeno quel sorriso, 
una firma
odora d’infinito,
se la mano, ferma,
esita d’amore,
sotto i venti incerti
 del destino.
nobile  è 
il futuro,
è  il sorriso
    più sincero.
Il mercoledì e la diabolica,umana capacità del perseverare
i fuochi di babilonia
non mi danno tregua,
risuonano dentro la mia anima
come i vecchi falò di San Giuseppe,
ma,tolgono il sorriso di bocca
e forse un giorno mi toglieranno il pane.
Ho dato al mio peccato originale
il nome del più infido dei demoni,
Occidente.
Per quanto i confini
siano carta velina,
ho il  piede mancino
inchiodato per il collo
alle mie strade,
viaggiare è soltanto una maniera per conoscere,
la curiosità ci porterà alla morte,
dopo aver assaporato l’inevitabile 
solitudine della libertà.
L’oriente brucia 
come il mio stomaco 
di lundì mattina,
brucia e fa pensare.
Tutti gli errori intelligenti
ci pongono domande…
intanto, lo stomaco,
come la terra,
brucia e fa pensare…
anche adesso…
di Mercoledì sera.