Aprile.
la primavera cresce
dentro la mia bocca
come una spuma di parole,
da abbellire
come le calligrafie
degli otto anni,
delle righe sottili,
dei quaderni Pigna
della terza elementare;
il verde prato al vento
color banco di scuola,
il legno sottile dei seggiolini
e del loro scricchiolare
sotto ai nostri pochi chili di culo
senza peli.
cammino la strada di adesso
con tremende fitte alle ossa,
male articolo i movimenti ,
e le parole sono quelle
di chi ha giocato troppo
con i piedi,
senza curarsi sempre dei pensieri,
la strada si fa sempre più bianca
se cammini contro il sole,
e gli occhiali scuri
aiutano fino a un certo punto.
le calze di nylon
che hai lasciato in fretta,
sopra la spalliera
della sedia rossa
della mia stanza,
sono l’abbraccio freddo
del tempo che ritorna
ad ogni Aprile,
lasciale là, ti dissi,
andiamo…,
svestirsi al sole
ha sempre il gusto
della riconquista
di una libertà rubata.
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